Marco Parente - Trasparenze
20 Gennaio 2003
da Freak Out

Trasparente è il terzo lavoro di Marco Parente, cantautore di origini napoletane (classe '69), trapiantato a Firenze dai primi anni '90. Il suo esordio solistico risale al 1997, quando per la collana Taccuini del C.P.I esce Eppur non basta. Prima di allora Marco, dopo alcune militanze in gruppi locali (collabora con Andrea Chimenti ne L'albero pazzo, è membro degli Otto'p'notri), aveva a più riprese lavorato come turnista con i C.S.I., partecipando come percussionista negli album Ko de mondo (1994) e Linea gotica (1996).
Il nuovo lavoro, affascinante già dal raffinatissimo art work, è un ottimo esempio di cantautorato moderno, contaminato con linguaggi diversi, sempre attento alla ricerca sonora, e all'esplorazione dello "strumento-voce". Il rock dolente dei Radiohead e di Jeff Buckley, le dilatazioni di Robert Wyatt, ma anche il jazz e l'elettronica: elementi che Parente riesce a combinare con notevole sensibilità, grande cura dei suoni (il cui merito va ripartito con Manuel Agnelli, produttore artistico) e una capacità di sperimentare, con curiosità e spregiudicatezza, senza mai perdere di vista la forma-canzone.

Qual'è l'idea che sta dietro al titolo dell'album? Il package del disco è tutto improntato sulla "trasparenza". "Trasparente" fa rima con "Parente" (ma non penso sia questo il motivo principale della scelta del titolo…). Cos'altro c'è di "trasparente"?

L'assonanza della parola trasparente è l'ultimo dei motivi che mi ha spinto ha scegliere questo titolo, di contro però non posso dire che ci sia un' idea concettuale dietro "Trasparete" come invece è stato per "Testa di' cuore". Trasparente è semplicemente la parte più intima e nascoste di noi stessi, in questo caso la mia: la mia rivoluzione la mia guerra la mia anima che pensa la mia arte la mia terra la mia coscienza....è una matrioska d'anime!
Come nascono le tue canzoni? Certamente non si può dire che i testi rivestano un ruolo secondario rispetto alla musica…mi chiedo quindi cosa venga prima, nel processo di composizione...
Faccio musica per godere, scrivo per capire: è come se la prima avesse a che fare con gli spazzi dell'anima (ammesso che esista) l'altra, la seconda, invece con la carne il sangue e la terra, è inevitabile quindi che abbia un rapporto più tormenteto e conflittuale con le parole, perchè nonostente insufficienti, hanno il compito di spiegare e capire.
Comunque rispondendo più direttamente alla domanda nelle mie canzoni testo e musica non nascono quasi mai simultaneamente, quando succede quella è sicuramente una canzone speciale

Come nascono le tue canzoni? Certamente non si può dire che i testi rivestano un ruolo secondario rispetto alla musica…mi chiedo quindi cosa venga prima, nel processo di composizione...

Faccio musica per godere, scrivo per capire: è come se la prima avesse a che fare con gli spazzi dell'anima (ammesso che esista) l'altra, la seconda, invece con la carne il sangue e la terra, è inevitabile quindi che abbia un rapporto più tormenteto e conflittuale con le parole, perchè nonostente insufficienti, hanno il compito di spiegare e capire.
Comunque rispondendo più direttamente alla domanda nelle mie canzoni testo e musica non nascono quasi mai simultaneamente, quando succede quella è sicuramente una canzone speciale

La voce: la usi a tutti gli effetti come uno strumento in più, amplifica le emozioni, è al centro delle canzoni… In che modo lavori sulla voce? Che ruolo ha, effettivamente, nei brani?

La voce ha il privilegio e l'arduo compito di racchiudere in se suono e parola. Sono sempre più convinto che dove non arriva la parola arriva il suo suono e che spesso quest'ultimo ha possibilità emotive ben più forti, per me comunque la meta è l'equilibrio tra le due cose.
In fondo perchè cantiamo o scriviamo: per spiegare ciò che non si vede, o per lo meno non del tutto, insomma l'arte si alimenta del suo stesso mistero.

Come sarebbe stato "Trasparente" senza il contributo di Manuel Agnelli?

Non sarebbe stato Trasparente, non nel suo concetto più profondo e essenziale.

Quanto sono "pensate" le tue canzoni e quanto nascono d'istinto? Pensi che "Trasparente" possa essere considerato un lavoro difficile, o peggio ancora cervellotico?

Sono due fasi entrambe necessarie, non esiste una canzone senza riflessione e il duro lavoro per realizzarla. I famosi 5 minuti d'ispirazione pura gettano delle grandi o mediocri basi che se non sviluppate e approfondite rimarrebbero solo dei buoni spunti.
Per quanto riguarda le altre due parole (difficile e cervellotico) per me non esistono, semmai esiste estetico o viscerale; io credo di lavorare sempre sul filo dell'emozione e per me l'emozione non è mai difficile ma solo più o meno superficiale.

"Fuck (he)art & let's dance": un esperimento isolato, o ti vedremo presto di nuovo alle prese con l'elettronica più sperimentale?

In questo periodo sto ascoltando molta musica elettronica mi affascina vedere la musica da un punto di vista opposto al mio e poi mi piace questo suo valore in anonimato, non ricordo un nome un titolo una copertina di questi artisti, eppure li ascolto e mi appassionano.
L'idea di dare un valore musicale e quindi emotivo ad un suono prodotto dall'ambiente e la possibilità di alterarlo elettronicamente o acusticamente amplifica la tua percezione delle cose e degli spazzi, è un concetto molto simile all'idea che ho di poesia

Sempre in riferimento a questo argomento, c`è anche una certa disillusione in alcuni brani

Mah... io non la chiamo "disillusione" perché, secondo me, è più una "consapevolezza". Questo tentativo si affacciava già in Testa, di` cuore, anche se lì era più che altro uno sforzo mentre in questo caso è già più compiuta ed è una consapevolezza dell`assurdità e delle contraddizioni però, anche se può sembrare drammatico, non è mai rassegnato. Ecco: la rassegnazione spero che non venga fuori.



Nei tuoi testi ci sono degli sporadici richiami a temi "sociali", che però poi inevitabilmente "ripiegano" nella sfera individuale (penso a versi come "Non cambia il mondo, se non cambia il mio…non cambia il mondo, ma forse cambia il mio"): si sente una certa avversione nel lanciare "messaggi chiari", che rischiano di essere percepiti come slogan…o è solo una mia impressione?

No è una giusta impressione, anche se non avviene mai come scelta consapevole il fatto è che sono sempre più convinto che quando i giochi si estendono e coinvolgono una cominità è già troppo tardi per risolverli, il linguaggio e le azioni hanno ormai subito troppi passaggi e filtri perchè tu possa raggiungere una soluzione che accontenti tutti (ammesso che esista). Allora a me rimane solo la possibilià di lavorare su me stesso giorno per giorno giudicando il meno possibile il prossimo vicino e lontano.

E' recentemente uscito "Libro Trasparente", che già dalla (bellissima) grafica sorprende in quanto a coraggio…ce ne parli?

L'idea era dare il suo tempo e preziosità agli oggetti: un CD un Libro un Sito ecc.
Il libro trasparente amplifica e approfondisce le parole, ciò che non fa il disco che invece da spazio e tempo solo estetico/grafico a ciò che avvolge e accoglie: LA MUSICA.
Anche se non sembra tutte le idee che compongono "trasparente" sono venute spontaneamente come una reazione a catena che una volta partita ha stimolato le varie persone che ci hanno lavorato (ogniuno nel proprio ruolo), in questo caso Samuell Calvisi col quale lavoro fin dai primi
demo prima ancora di fare dischi. Ritornando al libro, questo contiene tutti i testi di "trasparente" più altri testi inediti che per me erano arrivati ad un compimento indipendentemente dalla musica che li accompagnava,l'unico testo nato rimasto senza musica è L'attuale jungla

Un paio d'anni fa hai partecipato a un progetto molto interessante, quello della "Carovana della Beat Generation"…ci dici qualcosa di quell'esperienza, e del tuo rapporto con la poesia?

Quella di "pullman my Deesy" è stata per me un'esperienza fondamentale per la prima volta mi sono trovato ad affrontare da solo un palco in mezzo a grandi del reading performativo (Ferlinghetti, Jodorowsky, J. Giorno e altri) forse la prima idea inconsapevole di "trasparente" è iniziata proprio lì, costretto com'ero, ad affrontarmi. Tutto questo comunque mi ha portato a farmi un'idea su cosa mi interessa della Poesia: poesia è, non si fa, credo sia un po l'interpretazione che dai di te stesso in relazione al mondo esterno e questo richiede uno sguardo lucido e sempre pronto a stupirsi dando valore (petico) ai gesti più banali e quotidiani....non so se Ferlinghetti ha scritto delle grandi poesie, sicuramente è un Poeta anche quando beve un caffè

Progetti per il futuro prossimo…

SUONARE SUONARE SUONARE
SCRIVERE SCRIVERE SCRIVERE
CANTARE CANTARE CANTARE

di Daniele Lama

E giudichiamo... Per non ascoltare... Per non guardare... se non Sopra Sopra... Sul filo dell'orlo